PERCHÈ ANDARE IN TERAPIA

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Nella nostra quotidianità siamo abituati a farci assorbire dagli impegni, dalle cose da fare, dai problemi con cui entriamo in contatto semplicemente vivendo, siano essi economici, affettivi o legati alle nostre relazioni. Il mutuo che abbiamo dovuto stipulare ci può mettere di fronte a una forte ansia, così come i litigi con i figli o i genitori, il compagno o la compagna. A volte capita che ci ritroviamo a tradire il nostro compagno senza bene sapere il perché e non riusciamo a smettere di farlo, oppure viviamo con forte angoscia quello che abbiamo fatto. Possiamo sentire di vivere una vita che non è la nostra, possiamo sentirci falliti perché non abbiamo realizzato ciò che sognavamo. Tutto ciò può dar vita a una sofferenza che non riusciamo più a “controllare”, a gestire. Essa può manifestarsi come ansia, attacchi di panico, insicurezza, timidezza, semplice difficoltà a prendere una decisione, tristezza, difficoltà a ritrovare la gioia nel proprio vivere, ecc. Il più delle volte, nel continuo fluire degli eventi, ci occupiamo di queste piccole o grandi sofferenze interpretandole nei modi che ha noi ci restano più consoni.

Ci diciamo che “è normale non provare più la stessa passione di un tempo per il proprio compagno/a”, “è normale che si soffra se il proprio figlio parte per l’università”, “è normale non sentirsi bravi genitori, arrabbiarsi se il proprio figlio sbaglia”, ecc. Siamo Esseri Umani e la nostra mente non può che sostenerci in quello che facciamo. Tutti noi siamo spinti naturalmente a trovare delle ragioni che giustifichino i nostri comportamenti, tutto ciò aiuta a mantenere un nostro “equilibrio” e ad occuparci dei nostri impegni quotidiani. Da quando nasciamo il nostro” sforzo naturale” è di dare un senso al mondo e a noi stessi. E’ la vita. I “problemi” sorgono quando il nostro modo di vedere il mondo e le cose ci provoca una sofferenza che non riusciamo a lenire, a diminuire e gestire, con i soliti comportamenti. C’è chi si appoggia agli amici, c’è chi si chiude in se stesso nel ricercare soluzioni, chi si affida a internet per cercare di comprendere meglio quello che sta vivendo, chi prova a non pensare lasciandosi andare al divertimento e alle relazioni, al sesso o alla preghiera, ecc. Tutto ciò è normale, tutti noi viviamo sfruttando ciò che ci è offerto per cercare di stare bene.

A volte tutti questi nostri comportamenti non riescono a diminuire la sofferenza che viviamo…

Spesso viviamo il nostro malessere come conseguenza del comportamento di un’ altra persona, o come conseguenza di qualche avvenimento esterno. Non si può mai sminuire ciò che accade intorno a noi. Un lutto, una difficile situazione economica che mette a rischio il nostro futuro se non addirittura il presente, la fine o le difficoltà in una relazione importante, difficoltà con i propri figli o genitori, ecc. Tutti questi eventi possono portarci a vivere una profonda sofferenza con cui resta difficile fare i conti, a volte la sofferenza diventa così forte che ci troviamo a chiuderci in noi stessi e a non vedere più nessuna gioia nel presente e nel futuro. Altre volte semplicemente sentiamo di essere più nervosi o ci accorgiamo di pensare sempre alla stessa cosa e non riusciamo più a vivere spontaneamente …

A volte la sofferenza non è psicologica ma fisica. In alcuni di questi casi il malessere che la persona prova può essere alleviato da una terapia psicologica. Per comprendere ciò bisogna prima comprendere come corpo e mente non siano due cose separate. Un semplice esempio può essere quello della persona “stressata” che ha dei seri problemi digestivi: lo stress può portare a una contrazione dei muscoli dello stomaco che non permette a quest’organo un corretto funzionamento. In altri casi la persona non riporta alcuna sofferenza “mentale” ma solo un malessere fisico a cui non si trova causa somatica.

Il compito della terapia è quello di aiutare la persona ad occuparsi della propria sofferenza così da poter ritrovare la gioia nella propria vita.

In Italia esiste ancora, per fortuna non ovunque, quella “sotto-cultura” che associa la persona che sceglie di iniziare un percorso di terapia alla figura del “matto”. Spero di aver potuto mostrare una realtà diversa. Provare una sofferenza, accettarla e chiedere aiuto è il primo passo per poterla superare, per giungere al benessere. Credersi “matti” o aver paura di sentirsi “matto” perché si pensa di andare in terapia esprime solo forse la difficoltà di fare un passo importante per se stessi, ma anche in ciò, non vi è nulla di anormale.

Prima di iniziare la terapia vi saranno due colloqui “conoscitivi” in cui la persona potrà esporre il proprio problema e in cui ci si potrà conoscere meglio. Il primo dei due colloqui sarà gratuito.