La pandemia come opportunità

Posted by on Mar 24, 2020 in Blog

 

CHI NON DOMINA SE STESSO, E’ SCHIAVO DI SE STESSO

Sono giorni questi in cui non abbiamo più scuse. Adesso il tempo non ci manca e non possiamo fare nulla se non stare con noi stessi…

Eppure accade ciò che accade sempre.

CHI NON HA CONSAPEVOLEZZA DI SE’, E’ SCHIAVO DEL SUO IO

Gli uomini, come tutti gli altri esseri viventi, son come processi automatici che, attraverso la loro azione, confermano se stessi. Le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre emozioni,  rispondono a vincoli di funzionamento e sono espressione automatica del processo finalizzati al mantenimento in equilibrio dello stesso.

Cosa significa tutto questo?

Significa semplicemente che continuiamo a credere di essere persone libere di pensare, agire ed emozionarci, ma in realtà non lo siamo. I nostri pensieri, le nostre azioni ed emozioni sono finalizzate a confermarci e tenerci in vita in automatico. Non siamo liberi come crediamo e la nostra forzata quarantena non ci sta togliendo alcuna Libertà.

Non eravamo Liberi prima e non siamo Liberi adesso.

Penso sia semplice, per ognuno di noi, ricordarsi i propri dolori e le proprie gioie, sentire la paura e la frustrazione per il non potere uscire, vedere la propria rabbia, ecc. Tutti noi proviamo emozioni, spesso anche spiacevoli. Chi mai sceglierebbe di provare dolore, rabbia, frustrazione? Alla fin fine non fanno male se non a chi le prova. Nessuno, “se potesse”, sceglierebbe di provare tali emozioni. 

Molti esseri umani in questo momento si trovano, forzatamente reclusi nelle loro case, a provare rabbia e a inveire, magari su Facebook, contro quella persona o quell’altra. Ognuno sfoga la propria rabbia su quello che ritiene essere il colpevole… oppure cerca di ingannare il tempo, di trovare qualcosa da fare per non pensare, per non fermarsi… mai come in questo momento i social e i mezzi di comunicazione vengono usati dalle persone. Chi studia il comportamento delle masse riconosce il movimento di essa, dalla negazione alla paura, dalla paura alla rabbia. Tutti ci crediamo liberi eppure i nostri comportamenti sono scontati e prevedibili, come sempre… e tutto ciò è facilmente sfruttabile dalle persone che mirano al potere attraverso il consenso. Siamo divisi in fazioni, ognuno unito all’altro nella sua rabbia contro qualcuno, emozione primaria che facilmente lega gli uomini che, in fin dei conti, sono esattamente come tutti gli altri animali, se non per il maggior sviluppo del cervello che ha portato la nostra mente ad acquisire delle facoltà che altri organismi non hanno, così come a noi ne mancano.

Ed eccoci quindi arrivare all’adesso. Siamo una umanità composta da persone che si dicono Libere ma che si comportano in modi automatici e prevedibili. Da questo punto di vista può sembrare bizzarro che molti di noi vivano una perdita di Libertà per questa impossibilità a muoversi, ma non lo è. 

Se siamo identificati con il nostro Io, se non abbiamo consapevolezza di noi stessi, allora è normale credere che la libertà sia dovuta alla possibilità di muoversi, la ricchezza direttamente proporzionale ai propri possedimenti e la felicità alle sensazioni positive che possiamo provare grazie a quello che abbiamo attorno, e che ci si rende necessario per trovare una nostra apparente pienezza.

Solo pochi esseri umani hanno conseguito modi diversi da questo di vivere, molti fra questi sono chiamati dei, profeti, saggi… ma in fin dei conti non sono altro che esseri umani che hanno deciso di spendere il loro tempo non tanto per seguire i movimenti di una mente capricciosa e instabile, quanto per divenire consapevoli di loro stessi e, di conseguenza, raggiungere una posizione per cui la mente, l’Io, non è più il comandante ma un umile servo. La maggior parte di noi va in chiesa o al tempio a pregare alcuni di questi saggi. Le religioni, che han preso spunto da questi saggi, promuovono, ognuna a suo modo, le loro vite come esempi da seguire per i fedeli. 

Purtroppo è ben più facile chiedere a qualcuno di risolverci i problemi che prendere esempio e iniziare a risolverceli da noi stessi. E’ più facile proprio perché risponde a un funzionamento automatico della mente.

La mente non è magia, il suo funzionamento è lo specchio del funzionamento corporeo, così come il funzionamento corporeo è lo specchio di quello psicologico, essendo essi solo un punto di vista diverso sullo stesso oggetto: l’uomo. Così come la mano si ritrae dal fuoco in modo automatico e inconsapevole, così la mente cerca di ritrarsi dalla sofferenza nei modi che gli sono propri.

Ecco perché la mente si ritrova, in automatico, a negare un avvenimento che stimola una forte paura: deve preservare il sistema. E se non può negarlo? Allora cadrà nella paura ma dovrà cercare di gestirla in qualche modo. Vi sono diversi modi automatici di gestire la paura, il dolore, ecc. Stando nel nostro discorso possiamo evidenziare come un modo di gestire la paura e il dolore sia quello di trasformarlo in rabbia. Mentre la paura, il dolore, l’angoscia, ci tolgono il fiato e sono un peso maggiore per noi stessi, la rabbia e l’odio permettono di indirizzare buona parte di questa paura e dolore verso l’altro, ottenendo così un lieve sollievo. Un’altro modo è quello di cercare attività per tenere impegnata la mente, per non stare a contatto con quella paura e quel dolore. Vi sono ancora terapeuti, ahimè, che consigliano ai pazienti affetti da ansia di distrarsi per non vivere l’ansia. Purtroppo, ognuno di noi, così facendo, non fa altro che rimandare l’incontro e caricarsi di un fardello in più sulle spalle da portare nella vita.

Dicevamo anche che è più facile chiedere a qualcuno di risolverci i problemi, e giudicarlo se non lo fa nel modo che noi, dal divano, crediamo più opportuno, piuttosto che affrontare i nostri problemi. E’ più facile perché, un tale comportamento, permette al sistema di non mettersi in discussione, e quindi rischiare di perdere il proprio equilibrio. Il sistema è un processo automatico, non può “riflettere su di sé” (solo “noi” possiamo), tende quindi a permanere in vita mettendo in atto tutto quello che può, per come funziona e per il suo equilibrio presente, per rimanere in piedi adesso. Non “pensa” quindi di non rischiare, ma semplicemente mette in atto quello che gli è più facile fare per rimanere in piedi così come è. Il sistema non tende a evolvere, anche se, da un altro punto di vista, non può che evolvere essendo espressione dell’interazione. Tornando a noi: la mente tende a confermarsi per rimanere nell’equilibrio conosciuto, per non provare sofferenza (conseguenza di una perdita di equilibrio). Ne consegue che continua a produrre pensieri, emozioni e comportamenti che tendono a confermarla. Ognuno di noi “se la racconta” per continuare a mantenere le proprie abitudini, le proprie certezze, la propria sicurezza. Ognuno di noi tende a vedere le mancanze dell’altro piuttosto che le sue, tende ad arrabbiarsi piuttosto che a soffrire oppure, se soffre, rischia di rimanere impantanato in questa sofferenza piuttosto che porsi nella posizione di comprenderla per darle il giusto valore, per affrontarsi e divenire consapevole di sé. Essere vittima è un equilibrio che attrae la mente perché, in fin dei conti, ci fa sentire giusti, ci “sostiene”. Non è colpa nostra tutto ciò, il nostro “sistema corpo-mente” funziona così e, in questo modo, ci tiene in vita. 

Ed eccoci quindi a ricercare persone, oggetti, esperienze capaci di suscitare in noi sensazioni positive e rifuggire da tutto ciò che ci suscita l’opposto. Eccoci sfogare le nostre frustrazioni, paure, dolori su Facebook, eccoci in cerca di colpevoli e amici che ci sostengano. Eccoci promuovere sempre la stessa dinamica che da vita sempre alla stessa storia dell’umanità.

A scuola abbiamo studiato tutti storia, la storia del mondo, dell’Italia. Proviamo a fare uno sforzo assieme: proviamo a dimenticare le date, i luoghi, i nomi… cosa rimane? Uomini che si sono combattuti, odiati, uccisi per avere più potere, per sentirsi qualcuno, masse che si sono rivoltate perché non reggevano più la sofferenza di un vivere quotidiano fatto di deprivazioni e abusi. Uomini contro uomini prima con le pietre, poi con le armi, con dazi economici, con disinformazione e infamia… Uomini contro uomini sempre per qualche ragione, sia essa anche la libertà e la giustizia.

In questa nostra continua guerra, sia quella contro la destra che la sinistra, contro l’ex ragazzo/a, contro il vicino, il rivale o l’amico, cerchiamo di affermarci come più giusti, ognuna delle parti, sempre…

Mentre nessuna delle due parti ascolta l’altra, o vuole ascoltarla.

In questa continua guerra per dirci migliori abbiamo assoggettato popoli, sterminato popoli, cancellato culture, distrutto foreste, cementificato terre, eretto palazzi, inquinato l’acqua e l’aria, e di conseguenza il cibo….

In questa continua guerra abbiamo messo in pericolo la vita di cui siamo parte sino a mettere a rischio la nostra sopravvivenza, fino a decretarne la fine che, forse ancora non vediamo, ma è già stata scritta.

Ognuno di noi morirà.

Possiamo continuare a vivere come uomini inconsapevoli, dipendenti dall’esterno in un periodo storico che vede questo esterno sempre più instabile e a noi “contrario”, ovviamente per mano nostra.

Oppure possiamo invertire la rotta approfittando di questo momento di forzata reclusione per smetterla, anche se questo richiede un nostro Libero sforzo, di sfogare le nostre emozioni, paure, sofferenze, e cogliere come esse parlino di noi stessi.

Il problema non è fuori da noi: il virus non può altro che portarci a una fine che è già scritta e che ogni giorno, ogni minuto, può accadere. Il problema siamo noi che non ci siamo mai fermati a pensare alla morte (e quindi alla vita), a osservarci, ad ascoltarci in silenzio, a fare i conti con i nostri dolori, i nostri sbagli, le nostre paure, le cose che non abbiamo fatto ritenendo nel nostro profondo di non potercela fare. Il problema siamo noi che non ci siamo ancora presi la responsabilità su noi stessi, quella che ci induce a metterci in discussione per scoprirci oltre il pensato, non quella che ci lascia supini sotto il peso della colpa.

Se viviamo una vita infelice non è per colpa di altri. E’ nostra la responsabilità sulla nostra vita e nessun esterno può impattare su di noi se non in dipendenza di come noi siamo. Quello che viviamo, i dolori che proviamo, le frustrazioni, non parlano della “cosa” o persona che ce li “provoca”, ma di noi stessi. Tutto ciò che viviamo parla del nostro equilibrio, del nostro modo di viverci profondamente. La morte può liberarci o essere la nostra condanna, la vita può essere una prigionia o un’opportunità, una carezza può ferirci o renderci dipendenti, un bacio può stregare oppure bagnare le labbra…

Nessuno ci ha insegnato a guardarci, ad osservare la nostra mente e a comprendere che essa non siamo noi, che essa è solo conseguenza di un incontro, mentre noi siamo altro.

Nessuno ci ha insegnato a farci le giuste domande, quelle che non trovano facile risposta e che richiedono l’esperienza della vita per essere comprese. Nessuno ci ha insegnato che la vita stessa è il mezzo per giungere a queste risposte, celate nel luogo più angusto del mondo: noi stessi.

Nessuno ci ha insegnato che la nostra paura non parla del mondo ma di noi stessi, del nostro vederci piccoli, del nostro non crederci abbastanza, così come la nostra rabbia, la nostra angoscia di fronte alla morte e il nostro dolore.

Nessuno può ammettere facilmente a se stesso di sentirsi meno se non forzando l’equilibrio della mente che cerca in tutti i modi di allontanarsi dalla sua messa in discussione…

La Verità è che nessuno di noi è meno, che nessuno di noi deve fare qualcosa per dimostrare il suo valore, che nessuno di noi deve aver bisogno di schierarsi per sentirsi qualcuno, di odiare e sfogarsi per stare meglio, di combattere per possedere e possedere per sentirsi di essere. 

La Verità è che il nostro valore non può esser dimostrato dalle azioni o dai possedimenti, dal riconoscimento o dall’amore altrui. Il nostro valore può solo essere colto tramite la consapevolezza di ciò che si é, non tramite la sua cognizione.

La Verità è che nessuno di noi è colpevole ma tutti siamo responsabili di ciò che viviamo. Non siamo più bambini, possiamo non dipendere più dall’altro, possiamo Liberarci attraverso la consapevolezza di noi stessi, possiamo non esser più solo il riflesso di una fragile mente ma espressione del nostro vero Sé.

Abbiamo tutti bisogno di questo tempo per fare i conti con noi stessi e per imparare a scoprirci perché è nella nostra sofferenza che vi è la nostra forza, nei nostri sbagli la lezione che dobbiamo apprendere per migliorarci, nella vita e in noi tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere felici e vivere con serenità di fronte alla caducità della realtà materiale.

Dobbiamo ricordarci quelle domande che abbiamo smesso di farci, dobbiamo pensare a noi e alla nostra vita, ai nostri valori e ai nostri affetti.

La morte non fa paura a chi ha compreso la vita, a chi ha sfruttato la vita per evolvere e Liberarsi. E’ inutile odiare per chi ha compreso le radici dell’odio in se stesso, è inutile schierarsi e additare l’altro.

Solo se ci Liberiamo possiamo cambiare la storia dell’umanità. Nessuna guerra, nessuna carestia, nessun virus, potrà mai farlo per noi.

Abbiamo bisogno tutti di abbracciarci e imparare a comprenderci, di stare in silenzio e rimandare la rabbia per incontrare la nostra sofferenza, la nostra frustrazione, e interrogarle invece che subirle. 

Questo isolamento forzato, questo virus, questa paura, questo dolore, questo ingresso forzato della morte nelle nostre vite, possono essere una grande opportunità per ognuno di noi perché, se sappiamo fermarci e cogliere la lezione che ci stanno offrendo, possiamo evolvere e raggiungere una serenità insperata fino al momento in cui abbiamo imparato a comprendere che possiamo cambiare.