IL MODELLO

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Premessa
Ogni psicologo ha in mente una certo modello di essere umano, in altre parole una certa idea su “chi sono io” e “chi è l’altro” e su cosa avviene nella relazione fra due soggetti. Come dire che ognuno di noi ha degli occhiali attraverso cui interpreta il mondo e in base a questi si comporta nel proprio mondo.
Il mio modello è, in parte, quello mutuato dalla Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione (SIPRe) presso cui mi sono specializzato e di cui sono Socio.

Modello
L’attenzione che pongo nei confronti della persona non è limitata all’espressione del malessere, psicologico o fisico che sia. Tutto ciò perché ritengo che ogni persona è ben più dei suoi sintomi, della loro identificazione a fini diagnostici, e vadano ricercate in essa le premesse della sua possibilità di cambiare.
Ogni essere umano, nello svolgersi della sua vita, cerca un suo posto nel mondo, un proprio modo di dirsi chi è e che cosa vuole, una propria visione degli altri… tutto ciò rappresenta qualcosa di unico: ogni persona trova un suo unico modo di vedersi e vedere gli altri e le cose che le capitano. Potremmo dire che ogni essere umano, nel corso della sua vita, trova per natura, automaticamente e inconsapevolmente, un proprio equilibrio, instaura delle relazioni con delle persone e si comporta in un particolare modo. A volte questo equilibrio, questo modo di muoversi nel mondo può provocare una certa sofferenza, a volte perché le cose che avvengono richiedono un cambiamento alla persona, un diverso modo di vedersi, basti pensare al semplice crescere e diventare adulti, o a un lutto o una separazione; altre volte siamo portati a non riuscire a fare alcune cose, o a non farle, come se ci fossero cose “più forti di noi”; altre volte ci troviamo soggetti a paure, ansie o sofferenze che non riusciamo a controllare e non troviamo un possibile modo in noi per riuscire veramente a superarle.

Il fine della terapia è quello di permettere alla persona una maggior conoscenza di se stessa e del perché di quel suo equilibrio, dei suoi comportamenti. I sintomi possono essere visti come stampelle che la persona utilizza per rimanere in piedi, per non perdere il suo equilibrio. Inutile cercare di togliere la stampella se non si capisce prima perché la si deve utilizzare. La terapia mira non al cambiamento, ma a far si che si possano verificare le condizioni perché la persona possa cambiare. Se non sussiste più il motivo per cui la persona deve utilizzare la “stampella” sarà essa stessa a poter scegliere di non utilizzarla, di cambiare il proprio modo di camminare nella vita. Intraprendere una terapia significa intraprendere un percorso assieme a un’altra persona che ci porti a comprendere perché in qualche modo siamo come siamo. Tale conoscenza è conseguenza non solo delle parole ma anche del crearsi e dello svilupparsi della relazione fra paziente e psicologo. La relazione diviene inoltre possibile “fonte” di conoscenza perché in essa si manifesta “l’equilibrio” della persona: i suoi modi di comportarsi e di vedere gli altri e se stessi si esprimono nella relazione.

 

Il mio approccio

Alla base dell’approccio che prediligo vi è una visione dell’uomo globale, complessa, che permette di andare oltre la scissione corpo-mente perpetuata dalla scienza riduzionista.

Questo significa che l’attenzione, nella pratica terapeutica, sarà focalizzata sulla persona nel suo insieme, sull’osservazione dei pensieri, dei comportamenti e degli stati somatici che la caratterizzano. Una tale osservazione, accettante e non giudicante in quanto finalizzata alla semplice conoscenza e non alla correzione, conduce, se guidata da un terapeuta esperto, ad ampliare la consapevolezza di sé e del proprio funzionamento psico-fisico.

Tale consapevolezza, di difficile accesso nella quotidianità in quanto riguarda aspetti automatici e inconsapevoli del proprio funzionamento globale, permette l’accettazione, la comprensione e il superamento, di visioni profonde di sé che promuovono pensieri e comportamenti disfunzionali alla felicità della persona, alla realizzazione dei suoi desideri e di se stessa per quello che realmente è.

Il corpo e la mente non sono entità separate ma due punti di vista diversi sullo stesso oggetto/soggetto: l’essere umano. Attraverso l’osservazione di questi due punti di vista possiamo cogliere il funzionamento globale della persona, il suo equilibrio in atto.

Ognuno di noi è il risultato, in gran parte automatico e inconsapevole (e questo è dovuto al fatto che la maggior parte del funzionamento del nostro sistema nervoso avviene all’infuori della coscienza individuale) dell’incontro fra se stesso e il suo ambiente (fisico e relazionale dal concepimento in poi). Ognuno di noi “fa proprio” l’ambiente in cui evolve in un determinato modo, unico e irripetibile. L’equilibrio/coerenza globale della persona, che si stabilizza nei primi anni di vita, è espressione sia dell’ambiente sia del particolare essere umano che lo “ha abitato”, cosicché non risulta possibile scindere la realtà che la persona ha vissuto, dalla persona stessa.

Ampliare la consapevolezza di sé è l’unico processo che, se attuato, può condurre la persona a mutare il proprio equilibrio globale a un livello profondo.

I sintomi, aspetti superficiali espressione di soluzioni funzionali al mantenimento di un equilibrio che provoca sofferenza alla persona, sono intercambiabili. Questo significa che, anche se una fobia, un ossessione, l’ansia, ecc. scompare, questo non vuol dire che il “problema” che la causa sia risolto. Spesso e sovente i sintomi mutano oppure, dopo un più o meno lungo silenzio, riappaiono. Bisogna quindi essere consapevoli del fatto che nessuna terapia basata sul sintomo può essere promotrice di un reale benessere della persona.

L’unica via che permette il cambiamento profondo, e quindi l’apertura alla possibilità della Serenità che ognuno si merita, è quella che passa per la consapevolezza (o Presenza) di se stessi. Il nostro vero nemico, colui che ci preclude di essere felici, non è all’infuori di noi, anche se spesso la mente ci illude di ciò. Il nostro vero nemico, la principale causa della nostra sofferenza, è un modo profondo che abbiamo di vederci e vedere il mondo, quell’equilibrio che ci fa funzionare, dal punto di vista del corpo e della mente, in un particolare modo.

Per cercare di essere maggiormente concreti possiamo pensare a espressioni di questo “equilibrio” come ad esempio l’ansia, la difficoltà a lasciare un partner con cui non stiamo bene, la difficoltà a studiare, a prendere scelte nella propria vita senza essere sopraffatti da un dubbio totalizzante, l’ossessione all’ordine e alla pulizia, ecc. Tutti questi sintomi sono espressione di un certo funzionamento e, solo rendendo consapevole e “lavorando” su tale funzionamento, ci si può aprire alla possibilità di esserne liberi, di ritrovare la gioia e la serenità nella vita, la leggerezza e la propositività al cambiamento.

La terapia non è solo un chiacchierare con un’altra persona, è una vera e propria esperienza particolare che, attraverso la delimitazione della relazione terapeuta-paziente attraverso semplici regole, permette l’attivazione di un processo di consapevolezza di sé. Durante lo svolgimento di tale processo la persona non imparerà solo a guardare a se stessa in un determinato modo, a cogliersi e riconoscersi per quello che è, attraverso l’auto-osservazione, ma farà una vera e propria esperienza particolare che la condurrà ad affrontare le proprie difficoltà nella pratica del proprio vivere quotidiano. 

La vera conoscenza deriva dall’esperienza ed è espressione di un processo continuo e costante.

A molti pazienti che mi chiedono, nei primi colloqui, se sarà difficile affrontare i propri problemi rispondo che è altrettanto difficile continuare a vivere soffrendo così come stanno facendo e che non vi è altro modo per poter arrivare a vivere felici se non questo. Non esistono strade facili per giungere sulla vetta, per affrontarsi e poter gioire della libertà. Diffidate da chi ve le offre e diffidate anche da chi vi dice che la felicità non esiste. E’ possibile essere felici e esso non costa più fatica del continuare a soffrire, anzi, durante la terapia ci si accorgerà presto di stare seguendo l’unica strada che può condurre a superare le proprie paure e ansie…