IL VECCHIO E IL BAMBINO (parte 5)

Posted by on Feb 25, 2018 in Blog

 

IL VECCHIO E IL BAMBINO (parte 5)

La vita di Anam procedeva lieve sulla strada del tempo. Il suo Maestro era morto molti anni prima. Da tempo Anam aveva interrotto il suo peregrinare e si era stabilito in un piccolo paese affacciato sull’oceano. Dedicava il suo tempo agli altri, parlando con essi, aiutandoli a intravedere la via che conduce alla pienezza e alla Serenità… Tuttavia il suo Cuore non poteva negarsi la Verità: dopo tutto questo tempo, per quanto avesse speso il suo impegno e la sua volontà per raggiungere la Liberazione, esso non vi era ancora giunto.

Fù in una fredda notte invernale, in cui le stelle brillano con chiarezza nel firmamento celeste, che la mente di Anam si ritrovò a indugiare nel ricco bagaglio di ricordi della sua esistenza…

Si trovavano sulla Cordigliera delle Ande quando il suo maestro decise di lasciarlo. Era un giorno di primavera, terso e lucente, uno di quei giorni in cui le montagne arcobaleno, sacre per gli indios del luogo, brillavano nel loro pieno splendore donando agli occhi tutte le sfumature della scala cromatica che la terra poteva creare. Giunti sulla sommità di un monte, alto 4000 metri ma che assomigliava più a una collina che a un massiccio di roccia, il maestro si fermò ad osservare il paesaggio. Non era stanco, non aveva bisogno di riposare nonostante l’altitudine. L’età del suo corpo non si lasciava intravedere se non dalle rughe che gli solcavano il viso. “Una vita fatta di pace e meditazione non logora, illumina” era solito dire a chi si rendeva conto della sua prestanza fisica che contrastava la sua età. Non era mai vissuto nella comodità, non si era fatto lusingare dalla ricerca di benessere che sembrava insinuarsi nelle pieghe di tutte le culture che aveva conosciuto nel suo peregrinare. Aveva esposto il suo corpo al bruciante sole estivo, alla tagliente pioggia autunnale, alla morbida neve dell’inverno… Ma aveva anche goduto del tiepido sole primaverile e dell’ombra ristoratrice dei mesi più caldi… I suoi occhi si erano lasciati incantare dai meravigliosi paesaggi che riserva questo pianeta a chi lo vuole percorrere in silenzio. La bellezza e la luce che li aveva colpiti era così tanta che essi, senza volerlo, emanavano un brillante bagliore…

“Anam, è giunto il momento conseguenza del nostro primo incontro. Sapevo, sin da quando mi hai raggiunto alle prime luci dell’alba su quella spiaggia, sin da quando hai mosso il primo passo con me, che ci saremmo separati. Non vi è unione senza separazione, nascita senza morte, essi non sono entità opposte ma aspetti diversi dello stesso fenomeno.”

Anam rimase stupito, anche se si aspettava che un giorno questo sarebbe accaduto, non pensava proprio potesse essere quel momento. Il Maestro non presentava alcun peggioramento di salute, sembrava come sempre in forma perfetta.

Come se stesse leggendogli nella mente il Maestro disse: “Non sto per lasciare il mio corpo, sto per lasciare te. Non è ancora giunta l’ora della fine di questa mia esistenza terrena, è giunta l’ora che le nostre strade si separino e che tu prosegua dirigendo da solo il tuo passo.”

“Maestro non mi sento pronto per questo, non ho mai pensato a dove andare, mi son sempre lasciato guidare. Ho bisogno di tempo per imparare ad orientarmi…” Nel momento stesso in cui stava pronunciando queste parole Anam si rese conto che esse non erano vere, eran solo frutto della paura e di quel “non sentirsi abbastanza” che ancora sentiva nel suo profondo.

Seguirono lunghi minuti di silenzio. Anam rifletteva su quello che aveva appena detto, il Maestro rimase impassibile, pur accennando un certo sorriso.

“Figlio mio, – era la prima volta che il Maestro usava questo appellativo nei suoi confronti – abbiamo condiviso molto tempo insieme. In questi anni ho camminato innanzi a te, guidato il tuo passo attraverso questa vita. Ho cercato di trasmetterti tutto quello che ho imparato da essa, così che per te fosse più facile fare i conti con l’ignoto con cui ci incontriamo all’inizio di questa esistenza terrena. Pur accompagnandoti, ti ho lasciato solo con te stesso il tempo necessario a far si che iniziassi a conoscerti, a comprendere che “tu” non sei Te Stesso, per quanto possa esserlo. Hai imparato ad osservarti, a osservare i movimenti automatici della tua mente, i suoi inganni, le sue costrizioni e illusioni. Sei riuscito ad aprire, con la tua paziente Presenza a te stesso, una breccia nel solido muro del tuo Io così da scorgere chi sei veramente oltre il tuo funzionamento… Ti sei fatto carico del tuo dolore, hai accettato di riconoscerti nel più abominevole dei tuoi pensieri, hai sofferto e pianto tutte le lacrime che erano in te… con rabbia ti sei creato una nuova Libertà: quella di poter essere altro dal condizionamento fatto tuo dei primi anni della vita. Hai detto basta con forza al circolare ripetersi del tuo equilibrio.”

Mentre il Maestro pronunziava queste parole la mente di Anam ripercorreva in concreto i passi di cui ascoltava la descrizione generale.

Aveva sofferto molto, tantissimo, nel dover riconoscere il vuoto che sentiva al suo interno, sin da quel primo giorno in cui aveva incontrato il Maestro sulla spiaggia del proprio paese natio. Aveva pianto nel sentire quanto si vivesse cattivo, incapace, colpevole, non all’altezza… I suoi genitori spesso lo avevano obbligato al lavoro nei campi, cosa che a lui tediava e non piaceva. Era solo un bambino, si diceva, e voleva giocare. Perché non lo capivano?! Aveva vissuto con pesantezza la sua infanzia, come chiuso in una prigione dalla quale non riusciva a uscire. Obblighi e doveri imposti, da una parte, e timidezza e vergogna, dall’altra. Questi muri non gli avevano permesso mai di sentirsi Libero se non quando aveva incontrato lei… si, in quel momento si era sentito rinascere, nella possibilità di cambiare il mondo, di poterlo affrontare e vincere! Ma dopo i primi mesi di travolgente passione le cose erano cambiate. Così dolce era stata l’illusione di quel primo innamoramento che, quando la primavera e l’estate iniziarono a lasciare spazio all’autunno, il dolore era l’unico cibo che i due potessero condividere. Così uniti e uguali al principio, così distanti e diversi alla fine. Un legame tossico che non lasciava spazio all’ossigeno ma che risultava impossibile da rompere. Le cose si erano quindi trascinate e, in questo attrito, logorate sino al punto da spezzarsi. Ed è così che si sentiva il Cuore di Anam a quei tempi, spezzato. Spezzato come quando si viveva non compreso dai suoi genitori, obbligato e non ascoltato…nonostante avesse fatto di tutto per risultare bravo, nonostante si fosse anche piegato al duro lavoro nei campi, sentiva sempre di non essere amato e compreso, ascoltato e riconosciuto. “Da bambini si cerca il proprio valore nel giudizio dell’altro, nel suo riconoscimento, è normale e non vi è nulla di sbagliato. Quando si cresce però si ha la possibilità di riconoscere in se stessi il proprio valore. Bisogna imparare ad Amarsi se si anela la Libertà…”, gli aveva detto il Maestro, “…e Amarsi non è facile, anzi, è il compito più difficile che dobbiamo compiere.”

Le parole del Maestro, quando pronunziate, apparivano ad Anam sempre misteriose e incomprensibili. Solo con il tempo e l’esperienza quelle parole, pian piano, prendevano significato. Anam aveva imparato a coltivare la pazienza che conduce alla saggezza. Aveva imparato ad aspettare nella consapevolezza che ogni seme, se nutrito e protetto, prima o dopo sarebbe germogliato.

“Il compito di ogni uomo non è “cercare di conoscere” ma “permettersi di conoscere”. E’ inutile sforzarsi di essere perfetti, di essere amati e riconosciuti, di diventare saggi. Nel tuo Presente vi è tutto ciò che è necessario, devi permetterti di guardarlo, di ascoltarlo, di accettarlo e accoglierlo. Stai in contatto con ciò che vivi, poniti le domande ma non cercare le risposte, aspettale. Le risposte arrivano solo se non le si cerca ma si continua a vivere e interrogare il proprio Presente. E’ inutile cercare di immaginare il futuro desiderato, non abbiamo un reale controllo di ciò che sarà, abbiamo però la possibilità di vivere consapevolmente il Presente imparando da esso così da dirigere il nostro passo nella direzione che, momento per momento, ci indica il Cuore. Ma attento, la maggior parte degli uomini confonde il Cuore con le passioni, riducendosi ad essere semplicemente dei ricercatori di sensazioni che danno la parvenza di essere vivi…”
“Si ricercano le emozioni, si ha bisogno di esse, solo quando si vive un profondo vuoto interno, solo quando si fugge dal proprio dolore e non ci si permette di ascoltarlo e comprenderlo. Difficile è stare in contatto con se stessi, con la propria insoddisfazione e frustrazione. Difficile non ascoltare la mente che ci propone facili soluzioni: sesso, viaggi, esperienze estreme, droghe, lavoro, ruoli di potere, soldi… Gli uomini, al di fuori di ogni consapevolezza, prendendo per reali i movimenti della propria mente, hanno perseguito le soluzioni da lei proposte così da creare una società e cultura che offre esattamente ciò che si ricerca per fuggire da se stessi. La realtà che viviamo è lo specchio di ciò che siamo… e di ciò che saremo se non ne prendiamo consapevolezza osservandoci e ascoltandoci.”

Anam aveva visto se stesso vivere sempre lo stesso copione: quel suo non sentirsi amato, compreso, abbastanza per meritare la felicità. Nel crescere aveva perso la fiducia negli altri, aveva smesso di credere all’Amore, si era sentito tradito proprio da chi più amava, abbandonato proprio da coloro per i quali lui aveva speso la sua vita… Il suo Cuore, ferito, si era nascosto e, non ascoltato, aveva smesso di sussurrare le sue parole. Così era nata in lui la volontà di attraversare l’oceano per cercare fortuna, per dimostrare a tutti quanto valeva, per farsi un nome, come se già non lo avesse… Ma la vita aveva in serbo ben altro ed ecco che, come per magia, il suo passo incontrò quello dei due viandanti che sembravano venire da terre molto lontane, in quel mai dimenticato giorno che aveva cambiato completamente il suo avvenire.

Con il Maestro, con i suoi silenzi e le sue profonde parole, Anam aveva imparato a riconoscere la realtà che viveva come espressione di un suo funzionamento profondo. Tutto si ripeteva non tanto per sfortuna o destino, quanto a causa del fatto che lui stesso, senza volerlo, continuava a comportarsi e a pensare sempre nello stesso modo.

“A ogni azione, avvenimento, segue un’altra azione collegata alla prima. Tutto è collegato. Tutto. Il concetto di Karma è stato travisato dagli uomini che spesso lo hanno accostato a quello di destino. Il Karma non è il destino, non mette l’accento sul futuro, bensì sul presente. La realtà che vivi è collegata alle tue azioni, pensieri, emozioni e comportamenti. Non si è mai vittima, si sceglie di essere vittima. Le cose accadono, sta a noi subirle o accoglierle e crescere. Se le subisci diventi vittima, se le accogli e cresci diventi artefice del tuo Presente, e quindi, del tuo futuro. Nulla accade per caso e tutto ciò che accade è legato a ciò che ti permetti di essere. Non abbiamo scelto noi di essere ciò che siamo ma solo noi possiamo scegliere di percorrere il cammino che ci conduce ad esso. Noi non siamo i nostri corpi, i nostri pensieri e le nostre emozioni, anche se così ci appare. I nostri pensieri si sviluppano automaticamente in noi, difficilmente possiamo scegliere di pensare o non pensare a una certa cosa. I pensieri emergono come sozzura che viene a galla quando si smuove il fondo della pentola. La vita ci smuove, i pensieri emergono… e noi crediamo di essere quei pensieri… ma noi non siamo la sozzura che galleggia, noi siamo la pentola, o meglio, la pentola e l’acqua che vi è in essa, il contenitore e il contenuto al contempo. Se tieni pulita la pentola il movimento della vita non porterà a galla alcuna sozzura, allora i tuoi pensieri saranno limpidi e rispecchieranno te stesso, la pentola, e non le incrostazioni che la sporcano. Non credere ai tuoi pensieri quindi, osservali! Ci vorrà del tempo ma se continuerai a prenderti cura di te stesso, imparerai a riconoscere i pensieri che rappresentano la sozzura e quelli che rispecchiano la pentola grazie alla limpidezza dell’acqua. Pensieri, emozioni e azioni non sono i demoni da scacciare, essi possono sia essere sozzura che acqua limpida. Occupati del tener pulita la pentola, il resto è solo una conseguenza.”

Fù proprio seguendo questi insegnamenti che Anam imparò a riconoscere i suoi automatismi, la sozzura, quei pensieri e comportamenti che non lo rappresentavano nella sua essenza bensì nella sua paura e fallimentare visione di sé. Ma come pulire la pentola? Amandosi e affrontandosi, questa era stata la strada. Non aveva maledetto il suo “non sentirsi abbastanza”, non lo aveva odiato, l’aveva Amato e accolto perché, in fin dei conti, quella persona che non si sentiva amata era lui e, quella persona che non la amava, era sempre lui. Non sentirsi amati significa non amarsi, per questo chi non si sente amato non smetterà di sentirsi così neanche ricevesse tutto l’amore del mondo. Amarsi non è facile perché, se non ci si ama, vuol dire che si pensa di essere, nel proprio profondo, veramente una cosa abominevole e, alla fin fine, tutti noi ci portiamo dentro questo vissuto, anche se non lo sentiamo.

“Anam è arrivato il momento e che tu vada oltre il tuo dolore e la tua rabbia. Se il primo ti è servito per conoscerti e Amarti, se la seconda ti è servita per distruggere ciò che ti vincolava, il condizionamento a cui eri soggetto, adesso hai bisogno di creare la tua strada con Amore. Non posso aiutarti in questo, se non facendomi da parte. Adesso sei tu che devi dirigere il tuo passo, farti carico della responsabilità della tua vita, porti nel difficile compito di discriminare il giusto dallo sbagliato, ma attento, non ti perdere in logoranti ragionamenti, ascolta il tuo Cuore. Se possiamo dirci che esiste la Verità, l’assoluto, che trascende le nostre esistenze terrene, non possiamo di certo parlare di un giusto assoluto quando ci troviamo dinnanzi alle scelte della vita di tutti i giorni. Le nostre piccole scelte personali dipendono, istante per istante, dalla nostra predisposizione presente o, più poeticamente, dal nostro Cuore. Sii pronto a cambiare i tuoi piani mentali, essi non ti rappresentano più che il tuo desiderio, e alla vita piace metterti alla prova. Bisogna essere aperti al fluire della vita se si vuole percorrere la propria strada. Ciò che può sembrare giusto in un determinato momento, può risultare sbagliato in un altro e viceversa. Molte volte si deve “sbagliare” per imparare e, se non ce lo si permette, si rischia di rimanere fermi nella propria evoluzione personale. Quale bambino non è dovuto cadere per imparare a correre? Non è sbagliato cadere, è sbagliato non chiedersi perché si è caduti. Anche se, per quello che ho detto prima, possiamo anche pensare che accada la volta in cui potremmo dirci che è inutile chiedersi il perché ma, ad esempio, ben più utile alzarsi e andare avanti.
Tutto è relativo ma attento, questo non significa che quel giusto non ci sia, ma solo che dipende dal tuo Cuore, da quello che vi è in te, dal livello di essere che hai raggiunto.
Non aver quindi paura di muovere da solo il tuo passo, non devi fare altro che quello che stai già facendo: conosci te stesso e, in base a ciò che senti, cammina. Non pensare alle conseguenze delle tue azioni più di quanto tu possa pensare al perché tu le stia compiendo. Spesso le conseguenze possono stupirci se sono supportate da un giusto intento, da quindi valore più a ciò che ti muove che a quello che ti attira… Questa è la tua vita, non la sprecare inseguendo un piacere superficiale, osservati e riconosci ciò che muove i tuoi pensieri e le tue azioni, non sprecherai tempo se ti fermerai a porti domande, lo sprecherai solo se seguirai la mente senza interrogarti. Non arrabbiarti per ciò che vedi, per le tue contraddizioni e debolezze, bisogni e desideri, ma al contempo non seguirli come fossi un suddito sottomesso. Impara ad Amarti e ad affrontarti, ad accoglierti e a spingerti. Ama la tua vita come la possibilità che hai per evolvere e raggiungere la Serenità che alberga in te… e non potrai che goderne a fondo…”

Molto tempo era passato da quel giorno, tanti i chilometri percorsi, le scelte prese…
La vita di Anam era cambiata. Anam l’aveva cambiata e, mentre adesso si ritrovava a guardare l’oceano dal caldo della propria casa, mentre la sua mente vagava solitaria fra le domande e i ricordi, sua moglie e suo figlio dormivano sogni sereni nel proprio letto.

Ogni sogno e desiderio che giaceva profondo nel Cuore di Anam aveva visto la luce della sua esistenza… ma un fievole senso di insoddisfazione ancora giaceva nel Cuore impedendogli di sentirsi totalmente Libero e Sereno.

Il suo sguardo scrutava l’oceano che quieto, nel suo continuo moto, lambiva la riva…

“Che questa insoddisfazione sia espressione solo del mio ancestrale inganno?!” Gli sussurrò il Cuore dopo che la mente, tornata al Presente, si acquietò. Questo dubbio si stava sempre più facendo spazio in lui da diverso tempo, come se ancora vivesse in lui, anche se con minor forza, la stessa spinta che gli aveva fatto abbandonare il suo paese natio in cerca di fortuna, di qualcosa d’altro che lo facesse sentire realizzato…

Accolta questa riflessione anche il Cuore di Anam si quietò. Era ora di andare ad abbracciare sua moglie che lo attendeva nel letto.
Non si può sempre trovare immediata risposta alle proprie domande: questo da tempo ormai aveva imparato.
Fù così che, con un lieve e luminoso sorriso, decise di andare a coricarsi ringraziando la vita che stava vivendo, compresi i dubbi e quella insoddisfazione che, in fin dei conti, lo aveva condotto esattamente dove si trovava adesso: in una dolce famiglia scaldata dal fuoco dell’Amore….